2. L'Aissawa di Oujda
 

Gran parte della mia ricerca sul campo si è svolta nella grande cittadina di provincia di Oujda, nel Marocco nordorientale. Questo centro è considerato, a livello nazionale, una parte estesa, ed in un certo senso retrograda, del Regno, con relazioni tanto con la vicina Algeria quanto con lo stato a cui appartiene. Molti Oujdi (gli abitanti della cittadina) con cui ho fatto conoscenza consideravano la società del posto piuttosto tradizionale e conservatrice, e parevano disprezzare il materialismo e l'immoralità influenzati dall'Occidente, che si reputavano esistere nelle città marocchine maggiori di Casablanca e Tangeri. Nonostante i numerosi e forti vincoli con i vicini algerini, Oujda era, almeno nelle sue manifestazioni pubbliche, tanto patriottica riguardo la propria identità marocchina quanto qualsiasi altro luogo del paese. A seguito del recente tumulto politico scaturito oltre confine in Algeria, molti Oujdi stavano cominciando a vedere la loro comunità come una specie di bastione contro il materialismo da una parte, e contro l'estremismo religioso dall'altra. Tale posizione era inoltre rafforzata a livello nazionale dalla retorica governativa.
 

Durante la mia ricerca, sono entrato in contatto con numerose comunità musicali distinte, tra cui un gruppo di donne che si incontravano ogni settimana per pregare e cantare musica religiosa per un pubblico completamente femminile. Questo gruppo si autodefiniva Aissawa, ed era guidato da una donna intorno ai sessant'anni che si faceva chiamare Fqira (1). Ogni venerdì pomeriggio, il periodo della settimana in cui gli uomini devoti assistono alle funzioni in moschea, circa un centinaio di donne di ogni parte della città, ma soprattutto dei quartieri poveri del posto, si incontravano in una piccola corte circondata da mura.

Gli uomini vigilano sul vicinato
nei vicoli della medina di Oujda. 


Dietro le alte mura, sotto il cielo aperto, 
si prepara lo spazio per il raduno dell'Aissawa. 
Questo cortile era aperto al cielo, ed aveva una piccola porta di accesso che dava su di un vicolo in prossimità del centro dell'antica medina della città. Mentre le donne del pubblico ed i loro figli più piccoli si sistemavano su delle stuoie, la Fqira ed altre sei o sette musiciste si sedevano ad un'estremità del cortile, ed iniziavano a cantare e a suonare i bnader (sing. bendir) (2).

Questi canti ripetitivi comprendevano soprattutto motivi responsoriali, e, attraverso il battito delle mani ed il canto, coinvolgevano intimamente il pubblico nell'esecuzione.

I temi di questi canti riguardavano in gran parte la lode di Dio, ed imploravano l'intercessione di personaggi religiosi locali perché offrissero un sostegno alle donne riunite. A volte a questi intermediari si richiedeva assistenza in generale oppure, al contrario, un aiuto piuttosto specifico, come nell'esempio seguente (a: "chiamata"; b: "risposta").

Il canto dell'Aissawa: 'Allah hu akbar' (wav file: 226 kb)

 
          a - Sidi Yahya a'tina baroud
          b - Allah hu akbar
          a - Sidi Yahya a'tina baroud
          b - Allah hu akbar
          a - Hayza n'zourou
          b - Hayza n'zourou
          a - Sidi Yahya a'tina l'visa
          b - Allah hu akbar
           
            Traduzione 
          a - Sidi Yahya dacci la polvere
          <la forza, letteralmente, "polvere da sparo" (3)>
          b - Dio è grande
          a - Sidi Yahya dacci la polvere
          b - Dio è grande
          a - Facci visitare <il suo santuario>
          b - Facci visitare
          a - Sidi Yahaya dacci il visto (4)
          b - Dio è grande

Benché in questo esempio Allah sia riconosciuto come autorità suprema, è il santo marabutico locale, Sidi Yahya, il cui santuario è meta di pellegrinaggi da tempi preislamici (cfr. Guitoni 1993), a cui vengono richiesti sia il potere che la libertà di movimento. Nella cerimonia venivano invocati anche altri personaggi sacri, soprattutto coloro che, come Sidi Abd el Kader e Sidi Mimoun, avevano santuari nelle vicinanze, mentre altri, fra cui Lalla Fatimah, la figlia del Profeta Maometto, godevano di devozione più universale. Si crede infatti che ogni santo sia in grado di alleviare problemi specifici, dall'infertilità e la malattia, alla disoccupazione e la prigionia del capofamiglia.

Ogni venerdì pomeriggio le donne ed i loro i figli minori
affollano lo spazio dell'Aissawa. 
 

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