4. Concezioni est-europee del Mediterraneo

Il concetto di mediterraneismo nella musica d'arte di Israele è di solito associato al compositore ebreo ungherese Alexander U. Boskovitch (1907 - 1964), che emigrò in Palestina nel 1938. In un saggio elaborato in periodi diversi e pubblicato nella sua versione finale in ebraico nel 1953, dal titolo The problems of Jewish music (Orlogin 9 [1953], 28-93), Boskovitch sosteneva che la musica è una funzione del tempo e dello spazio, e non un linguaggio universale. Argomentava poi che "una musica adatta alle malinconiche e nebbiose solitudini dell'Europa del nord sarebbe fuori luogo nei paesi del Mediterraneo 'dove ogni cosa è nettamente delineata'" (Hirshberg 1995:262 e seguenti). Hirshberg sostiene che Boskovitch era influenzato dalla concezione di Nieztsche del "discorso pubblico dell'uomo antico" (Jenseits von Gut und Böse) nella sua visione del "paesaggio dinamico" del "sole cocente del Mediterraneo, delle dune di sabbia di Tel Aviv, … e dei gesti vocali eccitati dell'arabo e dell'ebraico parlati" (Hirshberg 1995:263; vedi considerazioni analoghe di Mishori in Fleisher, 1997:51). Seguendo questo ragionamento Boskovitch argomentava che solo i compositori ebrei che vivevano in Palestina, nutriti dello spirito del loro tempo e dei loro luoghi (il Mediterraneo orientale), sarebbero stati in grado di dare vita a un autentico stile musicale nazionale ebraico.

In realtà, è stato però il compositore e critico Max Brod (Praga, 1884 - Tel Aviv, 1968) il primo a usare, nel suo libro Israel’s Music, il concetto di "stile mediterraneo", e ad attribuirlo a Boskovitch. Secondo Brod, Boskovitch impiegava questo termine per designare opere musicali influenzate dalle canzoni tradizionali ebraiche "orientali" raccolte e diffuse dalla cantante ebrea yemenita Bracha Zefira (Brod 1951:57-58; riguardo a Zefira vedi Flam 1986; Hirshberg, 1984). L'aggettivo "mediterraneo" ricorre inoltre nel titolo di alcune composizioni musicali risalenti all'incirca allo stesso periodo (primi anni cinquanta), come per esempio la Mediterranean Sinfonietta del 1951.

Mediterranean Sinfonietta,
estratto dal terzo movimento. Esecuzione della Kol Israel (Voice of Israel) Orchestra diretta da Shalom Ronli-Riklis, 1956. Registrazione della Israel Broadcasting Authority, per gentile concessione del National Sound Archives, Jewish National and University Library (Avidom collection, nastro 1118).
(file mp3, 708 kb, 1.28 min)

Come ha sottolineato Bressler (1985), l'approccio di Brod al significante mediterraneo si basava prevalentemente su un elenco di tratti musicali. I brani di musica mediterranea, secondo Brod, presentavano: ritmo caratterizzato da metri violentemente irregolari, ripetizione ostinata unita a incessanti variazioni, continuamente cangianti, che incanta grazie all'apparente libertà da regole e alla sua impulsività. La struttura del movimento è talvolta lineare, unisonale, o perlomeno non sovraccaricata polifonicamente. L'influsso esercitato dalle melodie degli ebrei yemeniti, la neutralizzazione dei confini fra tonalità maggiori e tonalità minori, il ritorno a modi antichi, l'assenza di seconde eccedenti, così tipiche della diaspora [riguardo a questo intervallo-icona della musica ebraica dell'Europa dell'est vedi Slobin 1982. E.S.] sono tutti elementi che rimandano alla musica araba… Il clima e il paesaggio, il canto dei pastori, l'oboe e il clarinetto hanno la loro parte. L'accompagnamento dei timpani o dei tamburelli, reale o anche solo accennato o immaginario, aggiungono qualcosa a questi canti… un carattere stranamente monotono, ipnotico. Chiunque si immerga in questa apparente monotonia è in grado di sentire le delicate e sottili sfumature la cui percezione è preclusa all'orecchio occidentale (Brod 1951:57).

Il modello di "musica mediterranea" proposto da Brod è quello della "musica araba". Questa musica è descritta come "meridionale", "infusa della chiara luce dell'aria mediterranea", "straordinariamente attraente", "tesa" e "antiborghese" (vedi Bressler 1985:138 da Brod 1951:57). Il suo mediterraneismo è un'eco autentica, ancorché anacronistica, dell'orientalismo musicale europeo del diciannovesimo secolo. Come è noto, il concetto astratto di musica araba in realtà non esiste, dato che nelle varie culture arabe coesistono molti generi e stili di musica contrastanti. E' sorprendente inoltre la grande quantità di musica che Brod ha ascoltato.

Hirshberg critica le generalizzazioni di Brod rifiutando energicamente l'idea di una musica israeliana di "scuola mediterranea", e qualifica questo significante come "fallace". Secondo Hirshberg, Boskovitch non ha mai sviscerato il concetto di mediterraneismo proposto da Brod. Inoltre, non si può parlare di "scuole" di musica nella ristretta cerchia dei compositori ebrei dell'Europa dell'est dediti alla musica colta, attivi a Tel Aviv alla fine degli anni quaranta. Hirshberg concluse che "il cosiddetto mediterraneismo non costituiva uno stile musicale coerente, bensì una serie di pattern musicali caricati semioticamente, che spesso venivano giustapposti ad altre serie simili, quali i pattern relativi alla diaspora. Il mediterraneismo non ha neppure comportato cambi significativi a livello di selezione del genere musicale." (Hirshberg 1995:271-272).

Nonostante tutte le debolezze evidenziate da Hirshberg, il concetto di Mediterraneo coniato da Brod è ancora presente nella storiografia della musica d'arte israeliana. Esso riappare per esempio nel compendio della musica d'arte in Israele del musicologo Peter Gradenwitz, originariamente scritto negli anni cinquanta (Gradenwitz 1978:63-101), e in uno studio successivo sulla musica corale israeliana (Jacobson 1984), in cui viene adottata l'etichetta di "scuola mediterraneo-orientale". Più tardi Bohlman (1989:189) parla di "mediterraneismo orientale" come ponte fra i padri fondatori della musica israeliana e la generazione più giovane, nata in Israele, che aveva interiorizzato le sonorità presumibilmente uniche di quella regione". In tempi più recenti, Fleisher ha discusso alcuni dettagli della "scuola mediterranea" in quanto espressione dell'incontro fra est e ovest che si era verificato nella musica israeliana degli anni cinquanta (Fleisher 1997:49-52, 318, n. 87).

Il significante Mediterraneo non ha perso fascino alle orecchie dei compositori, dei musicologi e dei critici di musica colta, dato che continua a essere presente nel discorso musicale israeliano contemporaneo. Una recente manifestazione dell'uso del significante Mediterraneo è riscontrabile nel titolo di un concerto di Musica Nova, uno degli ensemble di musica colta occidentale contemporanea più prestigiosi di Israele: Fantasia mediterranea: alla ricerca di un'identità musicale israeliana (concerto che si è tenuto a Tel Aviv nel giugno del 2000). Il concerto comprendeva lavori di compositori israeliani di periodi e stili diversi, quali Paul Ben Haim (uno dei fondatori della musica d'arte d'Israele, nato ed cresciuto in Germania), Ami Maayani, Mordecai Seter e Zvi Avni (tutti e tre rappresentanti della seconda generazione di compositori nati o cresciuti in Israele) e Joseph Bardanasvili (compositore emigrato dalla Georgia, nel Caucaso). Nel momento in cui hanno messo in relazione il Mediterraneo con il regno della "fantasia", i produttori di questo concerto hanno implicitamente ammesso che vi è un certo legame fra il mediterraneismo e la realtà fantastica in cui è possibile collocare l'identità musicale dell'israelianità.


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