8. Note
  

(1) Sulla scia dell'opera di Peristiany, diversi esponenti dell'antropologia americana hanno considerato la reclusione della donna come un'istituzione sociale, motivata dal concetto di onore familiare e concepita, secondo parametri piuttosto discutibili, come un'unità culturale "pan-mediterranea" (cfr. Magrini 1998). Gli esponenti più avveduti dell'antropologia sociale britannica hanno considerato le pratiche marginali femminili e le pratiche religiose eterodosse - magia legata all'affatturamento (shour) e al malocchio (`aïn), culti estatici a predominanza femminile - come forme di resistenza aventi funzione di strategie difensive all'interno di un sistema sociale in cui i rapporti di ineguaglianza tra gli uomini e le donne costringono queste ultime in una posizione di soggezione e di inferiorità (Lewis 1971/88).  

(2) Subito dopo l'uscita del CD, l'intervento sconsiderato di un "impresario" francese ha alterato profondamente la formazione del gruppo. In sintesi: l' "impresario" ha preso contatto con una delle due donne "non in divisa", da lui promossa chef; quest'ultima, forse ritenendo che il pubblico europeo avrebbe gradito maggiormente un gruppo di cheikhat (musiciste-danzatrici professioniste), ha riorganizzato il gruppo, chiamando quattro cheikhat al posto di quattro donne della formazione originaria. Questa formazione ha inciso un secondo CD, con il nome Bnet Houariyat. Dopo non poche peripezie per ricostituire il gruppo che aveva partecipato alla registrazione a Tamesloht nel 1993 (rintracciato anche grazie alle foto delle quattro donne "in divisa"), c'è stato un periodo di tensione tra le due formazioni, organizzate da due diversi management (per un periodo hanno "girato" due gruppi con nomi simili: B'net Houariyat e Binet Houariyat). La vicenda sembra aver avuto un lieto fine "goldoniano": le cheikhat, vista l'insperata fortuna, hanno deciso di rimanere insieme e di chiamare il loro gruppo Bnet Marrakech, mentre le B'net Houariyat "in versione originale" (ma prive della chef...) hanno finalmente incominciato a raccogliere i frutti del loro lavoro. 

(3) La specificità dell'Islam praticato in Marocco è un argomento troppo complesso perché possa essere qui trattato efficacemente. Rinvio ad alcuni testi di riferimento fondamentali (Dermenghem 1954, Burckhardt 1969, Ibn al Zayyat 1995), ma vorrei almeno accennare a due aspetti importanti della vita religiosa popolare: la non esistenza di una rigida distinzione tra comportamenti religiosi e "laici" e la centralità della pratica della ziyara (la "visita"-pellegrinaggio ai luoghi dove visse e operò un marabout). Questa pratica non è un semplice succedaneo dell'hajj (il pellegrinaggio alla Mecca, uno dei Cinque Pilastri dell'Islam): molte persone delle classi popolari considerano il pellegrinaggio ai Luoghi Santi dell'Islam come un business gestito dagli Arabi del Machreq con la collaborazione delle compagnie aeree e delle agenzie di viaggio americane (recentemente è stato aperto un contenzioso da parte delle agenzie di viaggio marocchine, che gestiscono una quota pari appena al 20/25% del totale dei pellegrini del loro paese). Non è raro il caso di famiglie di emigrati che tornano regolarmente in Marocco per effettuare la ziyara, ma che non hanno mai effettuato il pellegrinaggio alla Mecca.

(4) Le B'net Houariyat rivelano comunque talora sorprendenti aperture su temi d'attualità. Recentemente, ad esempio, la loro partecipazione alle FrancoFolies di Montréal ha coinciso con la giornata internazionale dell'orgoglio gay, che veniva celebrata nelle stessa città. Interrogate su cosa pensassero al riguardo, quattro delle cinque donne hanno risposto che ritenevano giusto che agli omosessuali, maschi e femmine, fossero riconosciuti i loro diritti, e solo una, la più anziana, ha mantenuto un atteggiamento di divertito stupore.


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