6. Conclusioni 

Come atto rituale di abbandono, eseguito nel nome di personaggi santi dell'eterodossia, l'Aissawa di Oujda manifestava diversi elementi dei comuni stereotipi femminili. Benché questo discorso di 'alterità' avesse considerevoli svantaggi nella società marocchina, le donne lo sfruttavano al massimo attraverso l'azione collettiva. In quanto gruppo, erano in grado di offrirsi reciprocamente sostegno morale, e di esprimere (anche se in modo anonimo) frustrazioni individuali e collettive.

Nel corso della storia del Marocco, o addirittura dell'intero Nordafrica, le confraternite religiose hanno fornito una struttura istituzionale a movimenti politici incipienti. Sebbene io non abbia avuto alcun sentore che l'Aissawa si stesse muovendo verso questo tipo di autoconsapevolezza, esso aveva comunque funzione di rete e tribuna per gruppi di donne altresì isolati. Per paura di venire ripudiate dagli uomini da cui dipendevano, la protesta e la resistenza delle donne rimaneva una strategia attenuata ed anonima. La divulgazione del loro scontento risusciva tuttavia ad attraversare la barriera del mondo domestico, ad entrare in quello pubblico, e, attraverso l'udibilità, a penetrare la coscienza maschile.


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