(a)  Cerami
 

Il repertorio di Cerami della Settimana Santa si impone all'attenzione dell'ascoltatore per diverse peculiarità: la costante presenza di due voci soliste procedenti per terze parallele e la contemporanea esistenza di codici linguistico-musicali antitetici.  Diversamente da quelli di altri comuni siciliani, infatti, coesistono nel repertorio ceramese  brani caratterizzati da una linea melodica ricca di fioriture melismatiche e da un andamento ritmico estremamente libero, accanto ad altri che presentano una linea melodica pressoché sillabica  e un andamento ritmico articolato in pulsazioni regolari.

Mentre nei primi lo svolgimento melodico risulta affine a quello di molte forme del canto monodico dell’Italia meridionale,  nei secondi  è notevole  la somiglianza  con analoghi repertori del centro e nord Italia  ed è di grosso interesse il rapporto fra essi e la polifonia cinquecentesca.

Per quanto riguarda l’intervento corale è da sottolineare la presenza costante di accordi completi creati dalla sovrapposizione delle parti su lunghi bordoni sul 5° e 1° grado del tono d’impianto.

Un particolare procedimento viene inoltre messo in atto dal coro quando, prolungando l’accordo finale di una strofa fino all’inizio della successiva, permette di non creare soluzioni di continuità all’interno del canto. Un procedimento compositivo che ci rimanda a quello, frequentissimo nella poesia siciliana, della metrica detta 'a ottavi 'ncruccati o anche 'ncruccatura (da croccu, gancio) per l'incatenamento della rima dell'ultimo verso con il primo verso della strofa successiva.

Il primo esempio di questo repertorio, Ciangi, ciangi, Maria, è in dialetto siciliano e narra del dolore di Maria per il Figlio catturato dai giudei. 

 Ciangi, ciangi, Maria  (mp3 file)

E’  un brano sillabico che presenta una forte caratterizzazione ritmica. Le due voci soliste, come  nel brano che ascolteremo successivamente,  procedono parallelamente per intervalli diatonici di terza mentre il coro  interviene con lunghi bordoni sul 5° grado e sul 1° del tono d'impianto. La strofa musicale, che coincide con quella verbale, è formata da due frasi: la prima termina sul 5° grado con una cadenza sospesa; la seconda riprende integralmente gli elementi iniziali della prima e riconduce il brano sulla finalis.

Il secondo brano è Popule Meus, uno fra i testi latini maggiormente ricorrenti nei repertori siciliani della Settimana Santa insieme al  Vexilla regis, allo Stabat Mater, al Miserere (Salmo 50).

Come già detto, essi provengono dalla liturgia della Chiesa di Roma precedente i dettami del Concilio Vaticano II. In particolare  il Popule meus fa parte degli Improperia, ovvero di una serie di lamenti che il Signore muove al popolo giudaico per l'ingratitudine dimostrata verso i suoi benefici. L'utilizzo di questi testi rimanda a quella parte della storia del cattolicesimo riguardante l'istituzione delle Confraternite laicali e i rapporti che con esse la Chiesa di Roma intesseva. È chiaro che all'epoca la comprensione lessicale assumeva aspetti di una certa vaghezza visto che la lingua latina era sconosciuta alla stragrande maggioranza dei fedeli.

"L'impressione è che ciò che contava erano le parole chiave dei testi, perfettamente comprese, e che su di esse si sviluppava con forza l'intenzione comunicativa. Questi testi, in gran parte misteriosi, in una lingua lontana e quindi più "sacra", erano la base ideale per lo sviluppo di una realizzazione musicale di profonda intensità, capace di rendere evidente in un contempo, e la misteriosità della parola e il riconoscimento individuale (e collettivo) nei valori religiosi e soprattutto umani dei testi, nel contesto di eventi rituali fortemente emozionali" (R. Leydi 1988: 21)

Popule meus, quid feci Ubi aut in quo contristavi te?

Popule meus  (mp3 file)

Responde mìhil quia eduxi te de terra Egipti, parasti crucem Salvatori tuo?

Nel canto del Popule meus di Cerami assistiamo a una forte subordinazione del testo verbale rispetto a quello musicale ; in esso la parola cantata viene di volta in volta dilatata, spezzata o reiterata per rispondere a un’esigenza prioritaria  del suono più ancora che del significato.

Il brano risulta composto da due elementi formali che conducono a una evidente sospensione sul 5° grado (connotato dal cambio della nota di bordone e dalla sovrapposizione di terza maggiore e quinta giusta) e a una conclusione sul 1° grado del tono d'impianto in cui il coro si unisce all'unisono con la 2a voce.

È interessante notare il procedimento compositivo messo in atto che permette di utilizzare gli elementi finali degli incisi delle frasi precedenti per discendere gradualmente di una quinta fino al raggiungimento della sospensione armonica.

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