2.b   La "Pisatùra"
 

Il termine pisatura o pisèra indica, nelle diverse espressioni locali siciliane, sia le operazioni manuali legate al lavoro della trebbiatura sia  l'insieme di canti, di esclamazioni e  declamazioni di incitamento agli animali eseguito dal "cacciante" durante il lavoro e che ha come moto propulsore il ritmo della "girata" sull'aia.

Siamo portati ad accostare i modelli recitativi e l'uso della voce nei riti siciliani del "ringraziamento" e in quello della "pisera" perchè suggeriscono entrambi parallelismi con altri codici propri dell'uso della voce in ulteriori contesti popolari  (la declamazione dei "pupari" nella stessa Sicilia, in primo luogo,  ma anche il parlato di "imbonitori" durante la vendita, la

Il "cacciante" Giuseppe Fabio durante la trebbiatura. Galati Mamertino, fraz. San Basilio, 1993.

(Foto di G. Fiorentino)

la recitazione di preghiere, la produzione di "cantastorie" o "contastorie", esclamazioni o incitamenti sul lavoro, canti enumerativi, cantilene). Il documento più emblematico di tale recitazione nell'ambito di questa ricerca è costituito dalla "Larata" di S. Cataldo.

 

 

Larata (mp3 file)

In questo esempio la scansione ritmica é indipendente dalla quantità o dall'accentazione delle sillabe. Essa è invece strettamente connessa alla modifica dell'intonazione, che provoca nella recitazione una periodicità di curve melodiche caratterizzate dall'attacco sulla nota più acuta seguito dall'insistenza su una "corda di recita" e da una "cadenza finale" discendente. La scansione ritmica è rapportabile quindi a una misura temporale (cioè di tempo recitato o di silenzio) che, nella sua dimensione comunicativo-strutturale, può essere intesa solo dinamicamente. In tal modo possiamo individuare una sorta di metro tonematico costituito dalla ripetizione di tali toni o dalla loro opposizione.


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